lunedì 13 agosto 2012

Liliana Maresca, una preziosa scoperta




Nata in Argentina, sconosciuta in Italia, arriva ora con una mostra in una nuova galleria romana. Ed è una vera sorpresa. Fotografa e performer, Liliana Maresca ci rivela il mondo vivo dell'America Latina, tra intellettuali e un capitolo importante della Body Art degli anni Ottanta in questo Continente. Con un'intensità che evoca quella di altre artiste femministe. Dove tutto si gioca nel e col corpo [di Paola Ugolini]

Il corpo femminile, la sua rappresentazione, la sua complessa e avvolgente volumetria fatta di curve concave e convesse, morbido e accogliente o intellettualmente androgino, come superficie artistica indagata, rappresentata, glorificata e talvolta simbolicamente violata da tutte quelle rappresentanti di un'arte femminile e femminista per cui il corpo è stato un vessillo da issare impudicamente sulle barricate della lotta politica e della parità fra i sessi. [...] In questa storia dell'arte al femminile mancava però un tassello: Liliana Maresca, nata a Buenos Aires nel 1951, sconosciuta in Italia e presentata per la prima volta in Europa nel giovane spazio romano della galleria Spazio Nuovo a cura di Ludovico Pratesi.




Nella Buenos Aires dei primi anni Ottanta emerge la figura anticonformista di quest'audace sperimentatrice artistica, animatrice della vita culturale della città, poliedrica, bella, giovane, intelligente, disinibita, sensuale e curiosa. Un mix esplosivo e irresistibile in un Paese annichilito da sette terribili anni di dittatura militare, legge marziale e violenze che hanno lasciato in eredità ai sopravvissuti una scia di sangue a tutt'oggi indelebile. Lei, la sua bambina e la sua casa-atelier nell'antico quartiere di San Telmo diventano il fulcro di una piccola comunità di artisti, registi, fotografi e intellettuali finalmente liberi di potersi aggregare ed esprimere senza paura. La sua attività complessa comprende dipinti, oggetti, scenografie, sculture, installazioni, performance e fotografia, a Roma un'interessante serie di scatti in bianco e nero ci riporta ad un momento, i primi anni Ottanta, di grande ottimismo, e il corpo nudo dell'artista alla libertà di un momento irripetibile: gli inizi di una nuova fase storica ricca di grande vitalità e creatività dopo il terrore della dittatura.




Liliana Maresca è fotografata da Marcos Lòpez con il corpo che fa da supporto e da quinta teatrale a una serie di sculture antropomorfe di legno da lei realizzate che diventano così una sorta di prolungamento inorganico e oggettuale del suo corpo di carne. C'è una ricerca di oggettivazione del sé che certamente rientra nella poetica specifica dell'arte femminista, un movimento importantissimo dal punto di vista intellettuale e creativo che, dopo ben quarant'anni, non è ancora stato del tutto sdoganato dalle secche ideologiche dalla critica ufficiale. Il femminismo in arte portò avanti una costruttiva lotta alla funzione sublimatoria dell'arte, sottolineandone vitalisticamente la de-sublimazione, e uno dei mezzi più usati per rivoluzionare un sistema estetico-modernista-maschilista fu certamente l'utilizzo della fotografia a discapito di tecniche più tradizionali come la pittura e la scultura. La fotografia e la foto-performance furono preferite dalle artiste donne certamente, non solo in quanto mezzi più nuovi e meno utilizzati dai loro colleghi maschi ma, soprattutto, per la l'estrema versatilità con cui poter esprimere in modo originale il proprio status rivoluzionario di artista donna, ma anche di madre, compagna, oggetto erotico, madonna e puttana.




[tratto da Exibart]

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