sabato 8 settembre 2012

La tirannia della bellezza. Attraverso gli occhi degli altri.

Come le donne aggrediscono se stesse valuntadosi da uno  sguardo patriarcale. 
Parte Prima.


 Annerys Carolina Gómez
Il presente articolo è la ricostruzione di una prova finale  assegnata dal prof.
Hector Gutierrez G., dal titolo " Il fenomeno sociale del machismo: ideologia, problematica, alternative" del Dipartimento dei  Processi Ideologici, Culturali e di  Comunicazione della Scuola di Sociología, Facoltà di Scienze Económiche e Sociali, Universidad Central de Venezuela (Caracas, República Bolivariana de Venezuela) durante il secondo semestre dell'anno 2008.

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da Colsi la prima mela
ll fenomeno sociale della "tirannia della bellezza" è una questione complessa, a causa della molteplicità di fattori che entrano in gioco nel momento in cui si manifesta.  Abbiamo bisogno di riflettere su di esso al fine di indicare ciò che la scrittora dominicana Denise Paiewonsky  ha chiamato "l'empowerment delle sfera personale femminile"

In questo senso, la problematica socio-ideologica legata alla "bellezza egemonica" e al mantenimento e prevenzione della "eterna gioventù" ha trascinato molte donne e ragazze in un vortice di stress psicologico ed emotivo; un mondo pieno di angosce, ossessioni, appassionati sforzi e conseguenti costi di energia per il raggiungimento di questo irreale ideale che ci vende il sistema patriarcale, fino,in alcuni casi, alla morte, casi in cui la cifra vera non è stata ancora ben quantificata.

Rifletteremo  sulla stessa costruzione sociale della femminilità egemonica in termini di oggettivazione delle donne e come  questa influisca sugli ambiti relazionali quotidiani,alterando le modalità di interazione con gli altri e con il suo stesso genere, portando a prendere decisioni e schemi comportamentali che l'aggrediscono emotivamente, economicamente, fisicamente, ecc.

Parlare di ciò presuppone una riflessione circa il fondamento ideologico che sostiene,stimola e potenzia un fenomeno di questo tipo, vale a dire, come il mantenimento e la riproduzione di un discorso ideologico specifico finisca per essere funzionale al sistema  patriarcale  e capitalista che prevale nella maggior parte del mondo e,che, nella misura in cui privilegia certi settori detentori del potere,continuerà riprodotto e solidificato, mediante l'aiuto delle  multinazionali in stretto legame con ciò che si chiamano mass-media.

Alla fine, presentiamo come indispensabile e necessario il riferimento alle possibili soluzioni in vista di un progressivo miglioramento e trasformazione del fenomeno, per i quali menzioneremo alcune strategie socio-psico-politiche che dovrebbero essere considerate e, che di fatto, in alcuni paesi lo sono già.

Cominceremo la nostra analisi ragionando sulla costruzione sociale della femminilità. Nel sistema patriarcale nel quale vivono e hanno vissuto le nostre società, il "corpo della donna"è visto come elemento fondamentale della reificazione e controllo esterno, cioè uno spazio primario di oppressione di genere : è stato considerato e valutato in una misura che assume e si esprime mediante una dedizione quasi esclusiva "agli altri", cioè a tutto ciò che è fuori da se stessa. Citando  gli assunti della scrittora e antropologa messicana Marcela Lagarde (1),nella cultura patriarcale - che varia la sua intensità a seconda del settore sociale, del quale si parla - siamo e siamo sempre state considerate corpo erotico per il piacere degli altri, corpo estetico per il godimento degli altri, corpo nutriente per la vita degli altri, corpo procreativo della vita degli altri e, in questo senso,all'interno del patriarcato siamo riconosciute e valorizzate solo nella misura in cui, ci dedichiamo a questi tanti altri ( siano essi reali o immaginari).

In un contesto sociale in cui si verifica quanto sopra, guardiamo a noi stesse  attraverso  gli occhi- degli e delle - altri/e: ci guardiamo allo specchio "come un oggetto" ci osserviamo mercificate. Ci incontriamo in un mondo in cui difficilmente siamo valorizzate " più in là" dell'apparenza fisica, in un mondo che ha distorto l'immagine corporale e ha posto il nostro corpo come l'unico strumento di potere - se così si può chiamare - niente altro che uno strumento di seduzione, niente di più che un oggetto sessuale.

Continuando con Lagarde è nel corpo delle donne che risiede il nucleo dei suoi poteri e della sua valorizzazione sociale e culturale. In modo che per la morale estetica egemonica( per mandato patriarcale) questo corpo deve rimanere giovane e snello il più a lungo possibile, attraverso l'uso di qualsiasi rimedio, ridisegnato - di moda in moda - per adattarsi al modello estetico in vigore in quel momento.

Nella nostra attuale società questo sforzo per imitare questo "ideale" che nega le nostre diversità e qualità personali, ci evoca l'idea di Niccolò Macchaivelli " Il fine giustifica i mezzi", così il perseguimento di questo difficile ed illusorio obiettivo fa sì che numerose donne passino  attraverso il modo frustrante e amaro di confrontare se stesse con queste figure minoritarie che appaiono nelle riviste,programmi televisivi,reality shows,che sono lodati e adulati da tanti maschi sessisti.

Questa problematica ci pone inevitabilmente diversi interrogativi: qual è la causa che porta a questa situazione? Cos'è che spinge molte donne ad aggredire se stesse nella ricerca di qualcosa praticamente irraggiungibile? Forse, nessuna donna nota il danno che provoca a se stessa e nel suo contesto sociale? Esisterà poi "qualcosa"che invisibilizza i danni e le aggressioni? Cos'è che lo banalizza?  Sarà un insieme di interessi " dentro" tutto questo gioco  di "essere belle, attraenti e preziose", sessualmente parlando?.

Per cercare di rispondere a questi interrogativi, concentreremo le nostre analisi nella critica di due prospettive ideologiche: una sostentata dal sistema androcentrico propriamente detto e l'altra che si trova nel contesto dell'ideologia liberal capitalista.

La nostra prima ipotesi emerge dall'ambito socio-culturale dell'androcentrismo: crediamo che queste pratiche siano sostentate da ciò che è noto come l'"ideologia dell'amore".Ci è stato insegnato fin dall'infanzia che l'amore " non esiste per le donne brutte" o che era molto difficle da raggiungere. Le fiabe che ci hanno letto da piccole, i films di principesse che tanto ci rallegravano, sono tutte influenzate da questo discorso, che generalmente è sempre " la principesa rosa",bella, giovane e dolce, che per i suoi stessi attributi fisici conquista un "principe azzurro" che la salva dall'orribile drago o dalla malvagia matrigna realizzando così di vivere insieme felici e contenti.

Conseguentemente,l'amore ideologicamente si trasforma nell'obiettivo primario di tutte le donne. Il suo sostegno ideologico patriarcale risiede in quella meta preconizzata come "destino" manipolata storicamente dalle classi dominanti per il raggiungimento dei loro negligenti scopi e per il mantenimento al potere delle stesse.

Allo stesso modo,se ci è stato insegnato che la solitudine è "cattiva" e deve essere " evitata ad ogni costo" ci fanno credere che siamo esseri incompleti che vagano nella vita alla ricerca della "dolce metà", questo essere che ci completa e ci riempie il vuoto identitario che ci hanno creato ed imposto. C'è un desiderio ed un anelito di uscire dal nostro "isolamento" attraverso l'incontro con un altro essere umano, una necessità -creata - di condividere il resto della nostra vita con lui/lei. Ci hanno genericamente formato come donne, dipendenti dagli altri e si è stigmatizzata  terribilmente la solitudine riempiendola di aspetti e valutazioni di carattere negativo. Questo è facilmente visibile in frasi di uso quotidiano come "Hai bisogno di compagnia?", "Che cosa c'è che non va?, Sei triste?" " vuoi restare sola, povera te se ti passa" o frasi come: "Quando siamo soli, siamo sempre in cattiva compagnia", "la solitudine è triste e fredda", " la solitudine appare quando hai bisogno di qualcuno nei momenti peggiori ed i peggiori momenti sono quando sei sola ", ecc.
Come si  può notare, c'è questa stigmatizzazione della solitudine, concepita come una sorta di vuoto tortuoso, "ciò che resta " quando qualcosa o qualcuno " non c'è".

Tutto questo colpisce particolarmente le donne sessiste,perché in un sistema patriarcale in cui percepiamo o ci impongono l'Uomo come superiore a noi,in un ordine sociale in cui ci sentiamo o ci fanno sentire inferiori, il significato di essere " trovata" o "scelta" da uno di loro è davvero incoraggiante e quando non riusciamo, siamo crudelmente condannate e la società ci definisce " zitelle" " brutte" " acide" o "incapaci". A questo proposito, la femminista Hanna Olsson (1983) 2, mette in evidenza il fattore di idealizzazione che realizziamo come donne nelle relazioni amorose, e suggerisce che il grado di idealizzazione che facciamo "del nostro partner" dipende dal livello di autostima che abbiamo come persone.


L'importanza dell'"Uomo" per le donne dentro un sistema sociale così strutturato è quindi fondamentale:la trasforma in "qualcuna" acquista uno "status" le dà un "valore". Questa glorificazione dell'Uomo - afferma Olsson - oltre a portare la donna a percepirsi come inferiore e subordinata nei confronti del maschio,la rende anche cieca di fronte agli aspetti della personalità dello stesso che,poi, possono rivelarsi distruttivi per essa e per il suo rapporto: "La speranza di ricevere amore,di essere amata, è così intensa, che l'immaginazione occulta la realtà" 3.

Tutto ciò è stato detto per arrivare ad una semplice conclusione: " Il consenso nel sottomettersi e rinunciare a se stessa diventa una prova d'amore"(Olsson) 4. In questo le donne agiscono sulla base  di " Ciò che lui vuole, come lo vuole e come vuole che io sia" e all'interno di queste esigenze, ovviamente, si trova la richiesta di apparenza.

Molti uomini maschilisti, nell'esercizio del potere,oggettivizzano le donne,le riducono ad un  volgare "pezzo di carne" che ha valore per la sua attrattiva sessuale ed è sfruttata in questa direzione. Di conseguenza, molte donne sessiste nel loro esercizio di immanenza e dipendenza agiscono mostrandosi come oggetti, soddisfacendo i bisogni e le richieste di quei maschi voyeuristici, misogini, egoisti e megalomani che le riducono ad un verdetto " E' bella" o " E' bonissima".

Crediamo quindi, che che la donna sessista,in questo senso, realizza delle pratiche di negazione di se stessa - in funzione della dipendenza ed attaccamento che ( in modo sottile o no)  imposto per la figura maschile in particolare. Questo attaccamento interpersonale è motivato da diversi fattori legati al genere, tra i quali possiamo citare la forza, la sicurezza e protezione che presuntivamente le offre il maschio; la stabilità e la permanenza di fronte alla paura dell'abbandono o alla mancanza di essere amata; la paura di soffrire il disinnamoramento e la scarsa autostima prodotta dalla mancanza di affetto; l'adulazione, l'idolatria e l'ammirazione per il maschilista basata sulla paura della disapprovazione e disprezzo da parte dello stesso, ecc.


Questa dipendenza genera un modello specifico di relazioni intergeneriche e trageneriche. A livello intragenerico vi è la convinzione della superiorità del maschio,il che comporta che la donna sessista si mostri sottomessa e passiva ai suoi desideri; a livello intragenerico, si promuove la competitività e la rivalità tra le donne al fine di ottenere il riconoscimento di un determinato maschio,che all'interno di questo sistema patriarcale sarà preferibilmente uno bello, di successo, e -quasi- esclusivamente machista.

Adesso, brevemente, ci avviciniamo agi aspetti relativi alle motivazioni radicate nell'ideologia libera-capitalista,  analizzeremo faremo riflessioni sugli interessi corporativi e di classe insiti nella macro-industria della bellezza. Per far ciò prenderemo come base la manifestazione dello " stereotipo egemonico di bellezza" che è di natura prevalentemente occidentale.


Continua








                                                                              

3 commenti:

  1. però senza arrivare ad ossessioni ognuno di noi (pure gli uomini) chi più chi meno si prende cura del proprio aspetto estetico per sè e per gli altri..nella giusta misura non c'è niente di male (poi quale sia la giusta misura ognuno lo decide per sè)
    canoni estetici maschili e femminili ci sono sempre stati e sempre ci saranno, cambiano ma non spariscono..e poi ci sono i nostri gusti estetici, l'importante è non umiliare qualcuno solo perchè non è esteticamente gradevole ai nostri occhi. Non è giusto cancellare l'estrtica dalla nostra vita, basta ricordare che la bellezza, anche fisica ha tanti volti
    Una cosa però va detta: se non ci vogliamo bene non riusciremmo mai a migliorarci neanche estrticamente

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    1. sul'amore..io sono un uomo e nell'amore ci credo. Io voglio innamorarmi e non mi sento nè inferiore nè superiore a nessuno, Un rapporto di coppia anche quello monogamo non è per forza violenza e sopraffazione, può essere ed è anche sostegno reciproco, aiuto reciproco, passione e fiducia reciproca che tiene a bada l'eventuale gelosia

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    2. insomma volere una storia d'amore (anche un uomo può volerla) non necessariamente ci rende deboli..non sempre scegliamo felicemente con chi averla. Quello che conta è chi hai accanto e non avere accanto qualcuno purchè sia

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