Natalia Rosetti
Professora associata di Scienze Politiche della UAB (Università autonoma di Barcellona)
Se c'è qualcosa di innegabile nei processi di trasformazione sociale in America Latina è l'inclusione di settori sociali storicamente esclusi. Anche se si parla di populismo, la stampa conservatrice deve riconoscerlo.E' difficile ribaltare secoli di storia colonialista e imperialista, ma alcuni paesi come la Bolivia, Ecuador e Venezuela hanno risolto e stanno risolvendo le loro specifiche difficoltà, ma hanno anche un elemento in comune: il ruolo delle donne. E dobbiamo rilevarlo in questi giorni che la rivoluzione bolivariana perde Hugo Chávez. Ci sono persone che sintetizzano idee,programmi,rappresentano progetti e speranze. Anche se ovviamente una sola persona non può esemplificare tutto, Hugo Chavez sarà ricordato come il grande rivoluzionario che era, un riferimento mondiale che esistono alternative al regime capitalista e patriarcale. Un progetto alternativo da lui stesso definito " socialista e femminista".
La Costituzione bolivariana del 1999, all'articolo 88 prevede che " riconoscerà il lavoro domestico come attività economica che crea valore aggiunto e produce ricchezza e benessere sociale". Per la prima volta ha riconosciuto il lavoro invisibile ed essenziale delle donne e ha dato ad esse il diritto alla sicurezza sociale e al salario minimo. Da una Europa dei tagli in un contesto in cui le politiche di parità sono all'ultimo posto, ciò è sicuramente rivoluzionario. A livello simbolico si integra l'uso di un linguaggio non sessista per far riferimento ad uomini e donne.
Che le donne soffrano particolarmente è documentato.Per questo è stato importante potenziare le donne e la creazione della Banca di Sviluppo delle Donne (Banmujer)che aveva ed ha come finalità di promuovere mediante il micro-credito e supporto tecnico, un'economia basata sulla solidarietà e l'aiuto reciproco. Comprendere lo sviluppo dalla vicinanza, dallla valutazione partecipata di ciò di cui hanno bisogno le comunità, per fornire il necessario e farlo dalla cooperazione. Un discorso e valori di fondo che nulla hanno a che fare con la competitività capitalista e che concepisce l'economia a partire dai bisogni umani.
Nelle zone popolari, nelle Missioni( i programmi sociali promossi dal governo Chavez),nei Consigli comunali dove la gente si auto-organizza dal basso,nei movimenti sociali, le donne hanno svolto un ruolo di primo piano.
... Pertanto anche se la dimensione femminista del socialismo del XXI secolo non sia ancora molto visibile, soprattutto in Europa, bisogna riconoscere che Hugo Chávez è stato in grado di aggiungere ed integrare diverse sensibilità, compresa quella femminista. Aveva capito meglio di chiunque altro che senza uguaglianza di classe, senza uguaglianza di genere,senza uguaglianza etnica, non è possibile avanzare verso una società realmente giusta. C'è senza dubbio ancora molta strada da fare e un'agenda in attesa di cambiamenti fondamentali per avvicinarsi all'eguaglianza. Ci sono molte sfide su questo fronte.
La rivoluzione bolivariana sarebbe inspiegabile senza la figura di Hugo Chávez, il quale sarà ricordato insieme a combattenti come Salvador Allende o Ché Guevara o alle donne e uomini che hanno dato la loro vita per costruire un mondo più giusto. Ricorderemo il presidente venezuelano come l'uomo che fu in grado tra le altre cose, di dare speranza ai popoli del mondo che lottano per la loro dignità, ma anche di aver dato voce alle donne all'interno di queste lotte.
In ultima analisi,l'8 marzo rivendichiamo che l'eredità di Chavez è e sarà femminista.
Publico.es